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Life is Strange: Before the Storm

Life is Strange: Before the Storm

Un'esperienza da vivere sulla propria pelle più che giocare.

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Trasformare una tipica avventura videoludica ad episodi in un teen drama che potrebbe tranquillamente fare concorrenza ad alcune produzioni televisive di genere è stata la più grande sfida che i Dontnod - studio francese indipendente, fondato nel 2008 - hanno voluto affrontare con Life is Strange. Prodotto balzato agli onori delle cronache nel 2015, vincendo a mani basse premi della critica ma soprattutto il rispetto e l'entusiasmo dei videogiocatori, l'opera seconda dello studio supportato da Square Enix è stata una sorpresa inaspettata per molti, forse degli stessi sviluppatori, che dopo il mezzo flop registrato con il loro primo gioco Remember me - che li ha quasi ridotti sul lastrico nel lontano 2013 - mai avrebbero immaginato di riuscire a conquistare pubblico e critica con una storia così semplice, ma al tempo stesso speciale.

Le protagoniste Chloe e Max, così come i tanti comprimari quali Kate Marsch, Warren Graham e persino Victoria Chase, si sono ben presto insinuati nei cuori dei giocatori, attraverso un prodotto che è riuscito a codificare e decodificare in modo impeccabile diversi linguaggi mediali, dal videogioco stesso alle serie TV, mettendo insieme in modo sinergico e funzionale i caratteri di entrambi, dando vita ad un risultato che forse è tra i più interessanti, almeno in termini di sperimentazione, affrontati dal medium negli ultimi anni.

Se è vero che oggi parlare di contaminazione tra media potrebbe rappresentare un discorso un po' antiquato, dal momento che oggi mezzi come il videogioco o la televisione o ancora il cinema hanno un'identità chiara, ben definita e poco avvezza al concetto di post-moderno, resta tuttavia palese che essi rappresentino ancora una fonte di ispirazione l'un l'altro molto importanti, senza che questo vada ad intaccare la loro anima più profonda. Pur essendo un videogioco in tutto e per tutto, i cui tratti costitutivi restano intatti, Life is Strange ha comunque attinto da altri media sul modo in cui sviluppare gli eventi narrativi, facendo largo uso di espedienti mutuati dalla serialità, ad esempio, come i cliffhanger, selezionando in modo accurato la colonna sonora che avrebbe scandito le sequenze più forti a livello emotivo, o ancora attraverso un attento uso della regia, posizionando la "macchina da presa" digitale all'interno delle dinamiche narrative nel modo giusto, esattamente come farebbe un regista di prodotti audiovisivi.

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Life is Strange: Before the Storm

Il mix di tutti questi elementi hanno permesso a Life is Strange di ritagliarsi uno spazio importante all'interno dell'industria, restando ad oggi un esperimento unico di genere (non ci sentiamo di contemplare le serie episodiche di Telltale nel medesimo "settore", nonostante abbiano una struttura perfettamente identica), a cui ovviamente Square Enix, riconosciuto l'eccellente potenziale nel prodotto, non ha voluto rinunciare. E dal momento che i Dontnod sono attualmente impegnati a capofitto su Vampyr, hanno deciso di affidare momentaneamente il progetto ai Deck Nine Games, i quali hanno avuto l'arduo compito di caricarsi sulle spalle un peso pari ad un macigno, una sfida complessa ma forse non impossibile, qual è stato il prequel Life is Strange: Before the Storm.

Forte di personaggi amati e noti al pubblico di giocatori, Before the Storm (e i Deck Nine di conseguenza) ha assunto su di sé un compito molto importante, ossia quello di raccontare la nascita della grande amicizia tra Chloe Price e Rachel Amber - la ragazza scomparsa che muove le vicende di Life is Strange, come forse ricorderete - svelandoci anche degli intriganti retroscena sulla scorbutica ragazza ribelle che tanto abbiamo amato nel primo gioco al fianco di Max Caufield. Riuscire a replicare il successo di Life is Strange era senza dubbio un'impresa titanica, eppure - nonostante non si sia raggiunta analoga eccellenza - Before the Storm riesce comunque ad infiltrarsi dentro di voi, spingendovi episodio dopo episodio a saperne di più, non tanto sulla storia che fa da sfondo alla vicenda - che resta comunque intrigante, nonostante non riesca mai a raggiungere le vette emotive del primo gioco - quanto su suoi personaggi che muovono le fila di tutto.

Non entreremo volutamente nel merito dei singoli episodi (di cui, però, potete leggere i nostri approfondimenti sul primo e sul secondo episodio, mentre qui faremo accenno al terzo episodio) e nemmeno nei dettagli della trama per non togliervi il gusto della scoperta, ma senza dubbio la caratterizzazione dei personaggi, in particolar modo quello di Chloe, funziona in modo straordinario, reggendo alla perfezione una trama molto più debole dell'opera dei Dontnod, che stenta sempre a decollare. Ciò che ci lega a Before the Storm, a differenza di Life is Strange, non è tanto il dipanarsi degli eventi, i colpi di scena o altri elementi narrativi forti, ma piuttosto il rapporto che si instaura con i vari personaggi, a partire dalla stessa Chloe. Nonostante qui sia una fastidiosa teenager rompicoglioni, con tutti i difetti e contro del caso, è quasi impossibile non scorgere la sua interessante evoluzione, dal primo all'ultimo episodio.

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Life is Strange: Before the Storm
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Da rebel without a cause a ragazza interrotta, ma al contempo più saggia, Before the Storm ci presenta un background di Chloe necessario per comprendere e leggere ancor meglio quanto vissuto nel gioco dei Dontnod, capire cosa abbia spinto la giovane in ogni anfratto di Arcadia Bay per conoscere la verità dietro la scomparsa della sua migliore amica Rachel, personaggio qui spesso in ombra perché sopraffatto dalla sua straordinaria potenza. Se, infatti, in Life is Strange Max e Chloe erano perfettamente in equilibrio tra loro, una sorta di Ying e Yang, bianco e nero, lo stesso non può dirsi del rapporto tra Rachel e Chloe: nonostante il loro rapporto di amicizia sia straordinariamente genuino, il loro essere entrambe teste calde impedisce al giocatore di vivere il loro legame come qualcosa di armonico, e anzi talvolta ci spinge a pensare quasi che Rachel rappresenti un "elemento di disturbo" nell'evoluzione di Chloe. Con questo non vogliamo insinuare che la loro unione non ci abbia appassionato, tutt'altro, ma è anche vero che il loro rapporto non ci ha travolto come un fiume in piena come accaduto con Max e Chloe, soprattutto perché le loro dinamiche relazionali non vengono mai messe realmente in discussione, se non nell'ultimo istante, quando dobbiamo fare l'ultima e VERA scelta prima di avviarci verso la conclusione del gioco.

Tuttavia, anche in questo caso, proprio a causa del tipo di percorso che Chloe compie in tutto l'arco narrativo di Before the Storm, la scelta finale è quasi scontata, quasi propensa in una sola e unica direzione, e difficilmente, anche per una certa coerenza nel suo iter in quanto personaggio, avremmo potuto scegliere in modo diverso, cosa che poi ci è stata confermata curiosando le statistiche degli altri giocatori. L'estrema potenza del personaggio di Chloe pilota in qualche modo il nostro percorso narrativo, un aspetto che invece non era esattamente così scontato nel titolo dei Dontnod, proprio grazie alla relazione in costante equilibrio tra le due protagoniste, aspetto che qui viene leggermente a mancare.

Life is Strange: Before the Storm

Ciò che abbiamo davvero amato di Before the Storm, ancor più di Life is Strange, è la sua visione disincantata del mondo, che trova nel terzo e ultimo episodio L'Inferno è vuoto la sua massima espressione. Forse più brutale e decisamente più maturo rispetto al suo predecessore (o successore, se parliamo in termini di consequenzialità temporale), la nuova avventura episodica dei Deck Nine si lascia indurre in tentazione e tratta argomenti "più spinti", più adulti, dimostrando grande attenzione su alcuni temi senza mai snaturarli. In Before the Storm non è mai tutto bianco o nero, bugia o verità: c'è costantemente un'immensa area grigia da cui il giocatore può attingere per compiere le sue scelte (ad eccezione di quella finale, come dicevamo poco fa), dove risulta davvero difficile dare colpa o ragione ai vari soggetti coinvolti nelle fitte trame della sua storia. L'opacità di tutti i personaggi, il loro essere costantemente in torto o ragione a seconda dei punti di vista da cui si osserva la vicenda, è probabilmente la più grande forza di Life is Strange: Before the Storm, tale da renderlo un prodotto molto interessante, ma al contempo molto diverso dal gioco precedente, nonostante le sue dinamiche e la sua struttura siano molto simili.

Parlando dell'aspetto più intrinsecamente "videoludico", non sorprende che gli stessi Deck Nine si siano resi conto che la dinamica "Gara a Insulti" - che caratterizza Chloe in questo episodio rispetto alla meccanica del "Riavvolgi il tempo" di Max in Life is Strange - sia assolutamente inutile tanto da abbandonarla quasi completamente nel terzo episodio. Già nel nostro approfondimento sul primo episodio avevamo segnalato i nostri dubbi sulla sua reale efficacia e sul suo apporto in termini di gameplay, ma in L'Inferno è vuoto abbiamo avuto conferma del fatto che questo meccanismo ha impatto quasi zero sulla reale portata della vicenda. Anzi, rappresenta ancora una volta un "elemento di disturbo", assolutamente inutile ai fini del gioco e dell'esperienza, soprattutto alla luce, e vogliamo ribadirlo ancora una volta, dell'evoluzione compiuta da Chloe in tutta la storia.

Life is Strange: Before the Storm

Before the Storm, ancor più del primo gioco, è un titolo che bisogna vivere sulla propria pelle più che giocare, dove l'elemento ludico in senso stretto non acquisisce più reale importanza, ma tutto scorre sotto ai nostri occhi, dove siamo più spettatori che reali giocatori, dove il peso delle nostre scelte, forse, non ha più davvero importanza. Il fatto che i personaggi siano così fortemente delineati, a partire dalla stessa Chloe, impediscono al giocatore di sentirsi parte di un percorso, dove il suo apporto è di gran lunga inferiore rispetto a quello di Life is Strange. Se, infatti, in quest'ultimo avevamo in qualche modo l'illusione di poter dare un senso alle nostre scelte e contribuire, dunque, all'evolversi della storia, qui ci limitiamo solo alla scelta di qualche dialogo (ad eccezione dell'epilogo) la cui reale pregnanza è messa in discussione per tutto il tempo. E questo, probabilmente, è il suo difetto più grosso che non abbiamo potuto sottovalutare.

Al netto dei suoi problemi, Life is Strange: Before the Storm resta un buon prodotto. Pur non riuscendo in alcun modo a concorrere in modo equo con il suo predecessore, la nuova opera dei Deck Nine si dimostra comunque molto coerente con il materiale originale, offrendo un gioco con personaggi straordinariamente intensi, una trama piuttosto lineare e temi di grande profondità. Condite il tutto con una colonna sonora spettacolare, firmata dal gruppo britannico dei Daughter, che punteggia nel modo giusto i vari momenti ed eventi del gioco - alcuni davvero potenti, a partire dalla sequenza durante la recita scolastica che resta la nostra preferita in assoluto - senza mai sovrapporsi.

La sfida era ardua, senza dubbio, e pur non riuscendo ad eguagliare l'operato dei Dontnod in maniera pedissequa, Life is Strange: Before the Storm ci ha comunque convinto, non quanto avevamo sperato, ma lasciandoci dentro una sensazione di calore unica: il ricordo di una bella amicizia, come quelle vissute quando eravamo adolescenti, che nessuno mai avrebbe potuto scalfire. O almeno, era quello che credevamo.

08 Gamereactor Italia
8 / 10
+
Personaggi ben caratterizzati e straordinariamente potenti, a partire da Chloe, la cui evoluzione è straordinaria; Scelta dei temi trattati interessante; Ottima colonna sonora; Un buon prequel.
-
Le scelte compiute dai giocatori non hanno mai realmente importanza; Trama un po' debole; La meccanica Gara a Insulti è inutile.
overall score
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